Girando nelle officine e aziende produttive in generale capita spessissimo di trovare macchine modernissime, computerizzate e ipertecnologiche accanto a veri e propri pezzi da museo, che però si rivelano molto utili per la realizzazione di alcune particolari lavorazioni.
A volte queste macchine hanno fatto giri lunghissimi, dagli altri paesi europei, per arrivare qui da noi. Quasi sempre la loro storia è misteriosa, sono sempre state lì e non ci sono informazioni sulla loro vita, salvo forse qualche documento commerciale sbiadito.
Per le macchine più antiche e per quelle più recenti la normativa è la stessa? Naturalmente no, ci sono state diverse evoluzioni nel corso del tempo (e molte novità arriveranno nell’immediato futuro, visto che la Commissione Europea sta lavorando al nuovo Regolamento Macchine che sostituirà la direttiva 2006/42/CE.
Cosa è cambiato quindi?
L’evoluzione della normativa
Guardando in casa nostra, la prima legge riguardante le attrezzature di lavoro fu il DPR 547/55, la prima legge emanata a livello europeo riguardante questo aspetto specifico.
Ma nel 1955 non facevamo ancora parte dell’UE (che al tempo si chiamava CEE), alla quale avremmo aderito solo due anni dopo, nel 1957.
Con l’ingresso in Europa, è iniziato il processo di standardizzazione che ci ha portato oggi ad avere un intero sistema normativo legato alla produzione di un numero impressionante di prodotti.
Le direttive, discusse a livello comunitario, diventavano quindi il nuovo punto di riferimento in tutti i campi, compreso quello delle macchine.
La prima edizione recepita in Italia della Direttiva Macchine è stata la 89/392/CEE che, con un po’ di ritardo, è arrivata anche da noi (il riferimento italiano era il DPR 459 del 1996), successivamente all’entrata in vigore di diversi emendamenti).
L’evoluzione più significativa (ai tempi) della direttiva l’abbiamo avuta con la 98/37/CE, che ha posto le basi per le versioni più recenti (come ricordato all’inizio, la direttiva 2006/42/CE è l’ultima versione disponibile).
Cos’è successo in Italia
In Italia c’è stato un periodo, a cavallo tra il 1996 e il 1998, in cui la confusione era evidente. Poteva capitare infatti che alcuni costruttori non applicassero immediatamente le nuove normative, utilizzando il marchio CE più che altro per scopi commerciali «se vuoi la macchina con il marchio CE costa x, se la vuoi senza c’è un po’ di sconto»).
La cosa è durata poco per fortuna.
L’evoluzione della legge, anche in Italia, ha portato ad un sistema che ci consente di utilizzare macchine nuove e meno nuove, potendo contare su riferimenti normativi adatti alle diverse situazioni.
Ad oggi infatti, si possono verificare due situazioni:
- tutto quello che è stato costruito prima del 1996 è soggetto ai requisiti minimi di sicurezza previsti nell’Allegato V del D.Lgs. 81/08, legge nazionale in materia di sicurezza sul lavoro;
- tutto ciò che è stato costruito dopo deve invece essere conforme alle direttive europee applicabili nel periodo in cui è stato messo in commercio.
In questo modo è possibile utilizzare anche macchine datate, a patto che rispettino le norme di sicurezza. A tal proposito, in questo articolo sui macchinari vecchi e come riutilizzarli, puoi trovare qualche indicazione utile.