Rapporto di lavoro domestico: cerchiamo di capire le figure di colf, badanti e governanti. Anche se risulta essere semplificato, il rapporto di lavoro domestico deve essere considerato come un vero e proprio rapporto di lavoro dipendente.
“Il rapporto di lavoro domestico subordinato ha per oggetto una prestazione continuativa rivolta alle esigenze della vita familiare sia di un datore di lavoro singolo sia di un gruppo familiare (coabitazione) ovvero di una comunità religiosa o militare (vincolo associativo senza scopo di lucro); l’attività viene svolta nell’abitazione del datore di lavoro o del familiare destinatario della prestazione assistenziale. Il prestatore di lavoro è il soggetto in età da lavoro , cioè 16 anni compiuti con l’obbligo scolastico assolto.”
Le parti del rapporto lavorativo sono:
- Il datore di lavoro: Che può essere un privato, una famiglia, una comunità
- Il lavoratore: colf, badante, governante, giardiniere, baby sitter…
Come mai allora si sente spesso parlare di collaboratori domestici? Esiste una differenza tra colf e collaboratrice domestica?
Iniziamo col chiarire che il termine collaboratore non deve ingannare: il contratto di lavoro domestico è un rapporto subordinato a tutti gli effetti, non si tratta di un rapporto di collaborazione, o parasubordinato.
Senza contare poi che con “colf” si possono indicare diverse categorie di lavoratori domestici.
Viene definita colf una persona che svolge mansioni di collaboratore familiare. Mentre viene definita badante la persona che si occupa di “badare”, ossia di assistere persone autosufficienti o non autosufficienti.
E’ comunque necessario valutare il corretto inquadramento ed i diritti di colf e badanti (ma anche baby sitter), nell’ambito delle mansioni espletare secondo il contratto di lavoro domestico.
Inquadrare i lavori domestici
L’inquadramento del collaboratore domestico, o della collaboratrice domestica, dipende sia dalle mansioni alle quali il lavoratore o la lavoratrice sono adibiti, sia dall’esperienza. Ai fini del trattamento economico hanno rilevanza anche l’eventuale regime di convivenza e l’orario stabilito.
Il contratto collettivo del lavoro domestico prevede 6 livelli diversi d’inquadramento:
Colf
La colf può essere inquadrata in uno dei livelli previsti dalla contrattazione collettiva, in base alle specifiche mansioni svolte ed alla sua esperienza. Quando la badante è completamente senza esperienza verrà inquadrata nel livello A. Se, invece, svolge mansioni prettamente esecutive ma è in possesso di specifica competenza, l’inquadramento adatto è il livello BS.
Ma quali sono i compiti svolti da una colf? Come destreggiarsi tra colf, collaboratrice domestica e badante?
Il termine colf è un’abbreviazione, che sta a significare “collaboratore familiare” o “collaboratrice familiare”(si tratta dunque di due termini col medesimo significato).
La colf è, invece, colei che è addetta alla cura della casa. Spesso in contrapposizione a chi si prende cura della persona. Ne sono un esempio, gli addetti alle pulizie, i governanti, maggiordomi…
Badanti
La legge e il contratto collettivo del lavoro domestico non effettuano distinzioni tra colf e badanti. La normativa e la contrattazione collettiva tendono ad equiparare e accorpare i lavoratori e le lavoratrici che svolgono la loro attività per il funzionamento della vita familiare, sia che si tratti di personale con qualifica specifica, sia che si tratti di personale adibito a mansioni generiche.
Gli addetti all’assistenza e gli addetti alla cura della casa non sono trattati in modo differente, ma i lavoratori sono inquadrati in base all’esperienza ed alla specificità delle mansioni svolte.
Assumere colf, badanti e collaboratori domestici
Come per qualsiasi altro lavoratore, l’assunzione di un lavoratore domestico necessita di una procedura a cui il datore di lavoro deve attenersi per non incorrere in pesanti sanzioni.
Hai bisogno di una babysitter per i bambini, o di una badante per il genitore anziano, di un giardiniere, o di una colf che ti dia una mano in casa, ma non sai da che parte cominciare?
Dopo aver acquisito i documenti necessari per l’assunzione di un lavoratore domestico, si concordano le condizioni per stipulare in forma scritta e privata il contratto di lavoro. Il datore di lavoro è quindi tenuto a comunicare all’INPS entro i tempi stabiliti l’instaurazione del rapporto di la
Dopo l’iscrizione di un lavoratore domestico, l’INPS apre una posizione assicurativa e invia al datore di lavoro gli avvisi di pagamento per il versamento dei contributi dovuti, in base alla paga oraria effettiva.
I versamenti effettuati all’INPS dal datore di lavoro consentono al lavoratore domestico italiano o straniero di accedere a una serie di prestazioni assicurative e pensionistiche.
L’INPS mette a disposizione del datore di lavoro una procedura online per la comunicazione delle variazioni del rapporto di lavoro domestico.
Il rapporto di lavoro può cessare per libera volontà del lavoratore domestico o del datore di lavoro. Nel primo caso si parla di dimissioni, mentre nel secondo caso di licenziamento. Per entrambi è necessario fornire regolare preavviso alla controparte.
Forse non tutti sanno che, quando l’aiuto che occorre è saltuario, non si ha l’obbligo di effettuare una vera e propria assunzione del lavoratore domestico. Può infatti essere retribuito utilizzando il Libretto famiglia: in questo modo, il costo orario del lavoro è pari a 10 euro.
Stipendio minimo colf e badanti 2020,
Siglato l’accordo tanto atteso: aumenti minimi per i lavoratori domestici, in attesa del rinnovo del CCNL di categoria. Ecco la paga oraria prevista per ciascun livello.
È stato firmato in data 31 gennaio 2020 il nuovo accordo tra le associazioni di categoria ed il Ministero del Lavoro sul CCNL lavoro domestico che, annualmente, si aggiorna per adeguare lo stipendio minimo alle variazioni Istat del costo della vita.
Analizziamo quindi cosa prevede il CCNL lavoro domestico 2020 e qual è lo stipendio minimo per colf e badanti a partire dal 1° gennaio
In favore di colf e badanti è il CCNL lavoro domestico a fissare l’importo dello stipendio minimo che il datore di lavoro è tenuto a pagare in busta paga.